Mario De Micheli
Nuova Corrente, cat. mostra galleria, Firenze 1961.
Questi disegni di Pini hanno una qualità fondamentale: partono direttamente, senza sofismi, dalla realtà; in essa hanno un riscontro urtante, privo di qualsiasi attenuante. Le ragioni di ciò hanno radice nell’atteggiamento di questo giovane artista verso il mondo che gli sta attorno. Si tratta di un atteggiamento per nulla metafisico, un atteggiamento mordente, scevro di illusioni e tuttavia non cinico. Sono evidenti i pericoli: la piega caricaturale e il rapporto aneddotico. Ma di ciò Pini ha coscienza e cerca di superare i pericoli senza aggirarli, senza deviare, in altre parole egli sa che per fare quello che vuole deve muoversi dentro tali pericoli e vincerli a furia di conoscenza e di approfondimento. Dove dunque gli preme arrivare? Ecco: a condensare con segno conciso, non stilizzato ma ricco di umori, la struttura interna-esterna del personaggio. Le componenti critiche, satiriche, di costume, ci sono, non sono però componenti uniche o decisive. Pini cerca di andare più in là e più in fondo: cerca cioè, attraverso la definizione somatica, di toccare il centro di un carattere che s’è andato formando in situazioni o circostanze storicamente individuabili. La sua immagine quindi tende ad una consistenza che, senza tradire la cronaca dilata la cronaca a segno di vita, a sostanza, più che a critica a giudizio. È certo che Pini ha illustri precedenti su questa strada, ma non sembra che gli pesino troppo. Le donne gonfie, abbondanti, goffe e quelle magre, rugose, arcigne: gli uomini desolati, ottusi, ripugnanti, squallidi, carnosi e duri, sembrano apparizioni drammatiche e farsesche, creature più da epilogo che da prologo. Ci sono acerbità e anche incongruenze nei modi di Pini. Ma non è questo che conta. Conta invece il fatto che Pini ha talento ed energia e che i suoi fogli sono già un « risultato ».
(1961, presentazione per la personale alla Galleria « Nuova Corrente », Firenze).