Scritti e poesie di Giuliano
Come dalla ferita di un cristo primitivo
La tristezza sgorga impregnando
il silenzio.
La città è ora lontana
con il limpido amore di fanciulla
e le puttane nei bar
le mani premute sulla macchina del caffé.
L’ascia della solitudine
recide con colpi violenti
i ricordi del mio cuore.
Smarrito cercherò nella stanza
la deludente compagnia di me stesso
(1960)
Vecchia soubrette
Mentre accovacciata ai suoi piedi
la platea partoriva azzurre nubi di fumo
incurante
che l’incresparsi della carne
ne rivelasse l’età ormai sfiorita,
fasciata di veli
una vecchia soubrette
danzava sul rosso consunto di un sipario.
(1961)
Addio all’estate
Si saliva tra i fumi dell’incenso
dell’estate che moriva.
S’andava tacendo nel cuore
la tristezza recente
degli addii..
(1966)
A Giorgio
Avviluppati nelle nostre esistenze
rabbrividiamo
mentre la nebbia
ci avvolge in gelidi incensi.
La tua giovane testa bruna
incastonata nel grigio
e i frammenti di memorie
che s’ammucchiano
sul davanzale invisibile del mare.
(1974)
Per Valerio (e in ricordo di Sandro Penna)
Mentre l’uomo curvo di Odessa
l’adagio cantava
mi commuoveva
il fenomeno dell’infinito
che si compie.
Il vecchio poeta pederasta
aspetta la morte,
le lunghe mutande lise e la dentiera da pagare.
Tuo figlio e lui
e la schiuma dei giorni
su tutto.
(27 novembre 1976)
La ghirlanda delle tue dita
l’ansiosa tenerezza
le zattere nel mare della notte.
Il senso del buio è un’aspirazione alla luce.
Dal buio dell’esistenza brevi e fulgidi bagliori
sguardi, carezze, speranze.
Aspirare alla felicità è segno di grave malattia.
Avviluppati nelle nostre esistenze
traghetteremo un giorno verso l’ultima isola
là sosteremo, gettando nel vento le ceneri dei nostri ricordi…
A Roberta, maggio 1977 da un pittore disturbatissimo e un po’ barocco
Nutre la terra dei morti
l’imminente primavera
e le fanciulle dai grandi occhi annegati nel rimmel
nascondono nei fianchi brividi di desiderio.
(1978)
Da un certo punto in là
non c’è più ritorno:
questo è il punto da raggiungere
(1979)
Vita d’amore insieme
suono di vento e perle
i giovani cuori culla.
Che la vela della felicità si gonfi
e nulla sui nostri sogni
getti ombra.
(1980)
La nuca di tuo padre
le spalle curve sul bricchetto del caffè.
La palma nel giardino.
ricordo, presenza.
Tuo padre come il mio.
L’incerto strusciare dei piedi.
Sono un bambino che gioca con fogli bianchi
e nere matite
(1986 )
Sembra
il residuo di un sogno lontano
la tenera certezza dell’abbraccio notturno.
L’insolita testimonianza di dolcezze
mai provate
è la mia resurrezione quotidiana
(1988)
-Sarajevo – alba per Dario
Per quali ragioni a stragi sopravvissuto
recupero con cura un pennello.
Albeggia già sui volti
e un canto dalle acque
accompagna nella notte
un uomo morente
(1992)
Il nostro ritrovarsi
nelle fredde notti
in fiduciosi abbracci.
L’istinto della tua mano
che copre qualche parte
scoperta del mio corpo.
Infondendoci calore e fiducia
investiamo i pochi gioielli
della speranza mentre
il mattino gelido di freddo
e di problemi dipana la grigia giornata.
(1992)
Nel labirinto dell’esistenza
trovai la centralità
del tuo sguardo.
La certezza nel sonno
che saremo
dalla notte consegnati
a luminose certezze.
Gli anni ci camminano accanto
con le loro rughe
ma sono felici per come li abbiamo spesi.
(1993)
Verso il 2000 – Venezia
Mentre
il guanto nero della notte
accarezzava il grigio silente del crepuscolo
esiliati
con i nostri sogni di bellezza
guardavamo le architetture
che come fiori
spargevano ghirlande
nel grande nero canale.
Il pallore dei marmi si riverberava nell’incresparsi delle acque.
Le nostre melanconie s’inchinano al tuo mistero Venezia.
Quale dio delle acque
farà emergere un angelo
ad indicare l’altrove, la chiusura del cerchio ?
(2000)
Pacificazione esausta
Dopo una malattia.
Ora sono qui come altrove
Nella mano il bisturi nero del lapis.